Nella rapina al furgone portavalori rimase ferito anche Francesco Cataldi, collega di Beccari. Roberto Savi, il capo della banda della Uno Bianca, è stato trasferito di recente nel carcere di Pavia. Fece il poliziotto come Roberto, al momento dell'arresto prestava servizio presso il Commissariato di Rimini. Subito dopo il primo colpo la banda mise a segno dodici rapine ai caselli in circa due mesi. Assieme ai fratelli, formava la struttura principale della banda. Grigia e monotona come è stata la sua giovinezza durante la quale, dopo il diploma di perito elettrotecnico e prima di entrare in Polizia, ha lavorato come portiere di notte in due alberghi di Riccione. [20] Nonostante le gravi ferite riportate, il militare cercò di fuggire, ma andò a sbattere contro dei cassonetti della spazzatura. In occasione dell'omicidio di Graziano Mirri, benzinaio e padre di un poliziotto, il senatore Libero Gualtieri denunciò la probabile implicazione di apparati dello Stato nella vicenda della Banda della Uno Bianca. In una recente intervista, Marino Occhipinti chiese perdono ai familiari della guardia giurata uccisa. Dall'esame autoptico effettuato sul suo volto emersero fori di proiettili sparati dall'alto verso il basso. Fabio Savi, uno dei componenti della banda, negò affermando: «Dietro la Uno bianca c'è soltanto la targa, i fanali e il paraurti. Per finire anche quelle di uomini e donne di mezza età illusi che una sniffata avrebbe potuto dare loro la vitalità sessuale ormai un po' precaria. Alla fine, portò in questura quello nuovo che non aveva ancora sparato. Gli inquirenti seguirono delle piste errate, che li portarono ad incriminare soggetti estranei alla vicenda: la Digos di Bologna dichiarò di avere una testimone oculare, tale Simonetta Bersani, che fornì indicazioni dirette sugli autori degli omicidi, accusando un pregiudicato, Peter Santagata, con dovizia di particolari, quali, ad esempio, “le fiamme che uscivano dalle mani del Santagata mentre sparava"[22][23]; il 20 giugno 1992 furono arrestati i due fratelli Peter e William Santagata e il camorrista Marco Medda (ex braccio destro di Raffaele Cutolo)[24][25], accusati di aver fatto parte del commando omicida[26], cui seguì una maxi-operazione con 191 arresti sul quartiere del Pilastro definita "Quinta mafia" per una serie di reati ulteriori connessi a quelli della Uno bianca, operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che vi impiegò enormi energie investigative[27][28]. [19] La banda si trovava in quel luogo per caso, essendo diretta a San Lazzaro di Savena in cerca di un'auto da rubare. Lavorava come carrozziere e camionista, e conviveva a Torriana, con una ragazza rumena, Eva Mikula, le cui testimonianze si riveleranno decisive nella risoluzione delle indagini. [9], Il 20 aprile 1988 vennero uccisi due carabinieri, Cataldo Stasi e Umberto Erriu, mentre si trovavano in un parcheggio a Castel Maggiore, nei pressi di Bologna, dopo che gli stessi avevano fermato l'auto dei Savi. [38], Il 24 maggio 1994 venne ucciso il direttore della Cassa di Risparmio di Pesaro, Ubaldo Paci, freddato mentre stava aprendo la sua filiale alle 08:15.[44][45]. Nei giorni scorsi, inoltre, Savi aveva cercato di evitare di testimoniare al processo presso il tribunale dei minori contro Eva Mikula, l'ex compagna romena del figlio Fabio. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 3 mag 2021 alle 20:01. Per questo omicidio sono stati successivamente accertati depistaggi da parte di un carabiniere. Quando nel 1987 iniziò l'attività criminale della banda, aveva trentatré anni e svolgeva la funzione di operatore in volante. Nessuno però, tra gli investigatori, collegò realmente Savi al fatto di sangue. Ai processi, Savi stupì tutti per l'estrema freddezza con cui, beffardo e provocatorio, parlava dei reati più atroci da lui commessi; alle domande non rispondeva «sì» oppure «no», bensì «affermativo» e «negativo». [38], Il 24 febbraio 1993 la banda si rese responsabile dell'omicidio di Massimiliano Valenti[36][39][40], un ragazzo di ventuno anni che aveva assistito a un cambio macchina della banda dopo una rapina in banca. Intercettazioni e verbali su festini, incontri e cessioni di droga avvenute negli ultimi tempi proprio a Trieste. Il 19 giugno 1991 perse la vita a Cesena Graziano Mirri, benzinaio e padre di un poliziotto, ucciso davanti alla moglie durante una rapina al suo distributore in viale Marconi. Decisero quindi di comportarsi come loro, passando le loro giornate ad appostarsi davanti ad istituti di credito, ubicati nelle zone che i criminali preferivano colpire, in attesa di notare qualche persona sospetta. Il 3 agosto 2006, Roberto Savi fece richiesta di concessione del provvedimento di grazia, al tribunale di Bologna[52]. Ma nessuno si è fatto vivo con lui Secondo l'edizione di un telegiornale andato in onda all'epoca su Raitre: «La scelta di Cesena quale teatro dell'ultimo delitto può non essere casuale. La richiesta venne respinta il 3 dicembre 2014, dalla Corte d'Assise di Bologna. Nato a Catania, nel 1960. Era stata messa a segno una raffica di arresti eccellenti. Questo avrebbe anche spiegato perché i criminali riuscissero sempre a evitare le pattuglie e i posti di blocco delle forze dell'ordine, oltre che la loro probabile conoscenza di itinerari che permettessero rapide vie di fuga dopo ogni colpo. La strage rimase impunita per circa quattro anni. Gli investigatori avevano avuto la conferma di un fenomeno dalle proporzioni rilevanti. Una moglie, Anna Ceccarelli, sposata undici anni prima, che per far quadrare il bilancio di Si chiama Maria Cecilia Mejia Restepo. Una ferita di cui parlano in tanti: il fratello Fabio, la supertestimone Eva Mikula, la sua ex moglie Maria Grazia Angelini e anche la ex moglie di Roberto Savi. Sul viso del cartone c’è però la faccia dell’ex comandante, paragonato così al capo della banda che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 si rese responsabile di rapine, ricatti e omicidi, tra cui la strage del Pilastro del 1991. La banda della Uno bianca fu un'organizzazione criminale operante in Italia, in particolare nella regione Emilia-Romagna, che tra il 1987 e il 1994 commise 103 crimini, soprattutto rapine a mano armata, provocando la morte di ventiquattro persone e il ferimento di altre centodue. Mia moglie l ha portato a colloquio con me una sola volta, poi ha detto che sarebbe stato meglio evitargli il trauma, era un bambino e avrebbe potuto avere problemi psicologici. Si chiama Maria Cecilia Mejia Restepo. Ma sapeva anche un'altra donna, Maria Grazia Angelini, moglie separata di Fabio Savi, che in realtà raccontò tutto al suo nuovo compagno, Riccardo Mazza, amico dei fratelli Savi: «Mi confidai con il mio uomo, con Mazza, ma non mi credette». Dopo la condanna all'ergastolo, venne trasferito nel carcere di Sollicciano a Firenze, e in seguito in quello di Fossombrone a Pesaro. Anche Mazza è un poliziotto. Pochi minuti dopo a Trebbo di Reno la banda uccise Paride Pedini, che si era avvicinato alla Uno bianca appena abbandonata con le portiere aperte. Nei giorni scorsi, il senatore Gualtieri, prendendo in esame l'assalto criminale all'Emilia Romagna, ha richiamato analogie con l'azione di un gruppo terroristico che nel decennio passato ha provocato una trentina di vittime in Belgio. E il 30 ottobre la colombiana era già diventata la signora Savi dopo una breve cerimonia: testimoni due cappellani dell'istituto e poi, dopo il sì, il brindisi con un bicchiere di spumante e qualche pasticcino.Ora gli investigatori triestini in collaborazione con i colleghi della regione stanno cercando di approfondire quello che al momento viene definito un particolare interessante.I poliziotti stanno anche esaminando in controluce gli atti delle vecchie operazioni su traffico e spaccio di cocaina in città. Racconta di delitti contro gli altri e di un delitto contro di lei. Il rivenditore fece finta di cedere al ricatto ma aveva già avvertito il commissariato di Rimini. [21] Gli altri due militari, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, riuscirono a uscire dall'abitacolo e a rispondere al fuoco, ferendo tra l'altro Roberto Savi. Debole di carattere, subì la personalità più forte e dominante dei fratelli maggiori. Quando esso venne mostrato al marito della Ansaloni, questi dichiarò che assomigliava molto a Roberto Savi, suo cliente abituale, poliziotto di Bologna. [18], Il 4 gennaio 1991, intorno alle 22:00, nel quartiere Pilastro di Bologna, una pattuglia dell'Arma dei Carabinieri fu trucidata dalle pallottole del gruppo criminale. Teste la moglie di Fabio Savi che i DS Dopo un mese nella sparatoria sull'autostrada i tre fratelli e vennero a casa mia e citatissimo Il giorno dopo lessi della rapina alla Coop Poco dopo il duplice omicidio, l'auto della banda tagliò la strada ad una Fiat Ritmo con a bordo alcuni giovani, che inveirono contro il guidatore della Uno bianca per la manovra azzardata. Nato a Forlì, il 19 maggio 1954. Lunga intervista con Fabio SaviNato a Forlì, il 22 aprile 1960: fratello di Roberto, cofondatore della banda. [42], Il 7 ottobre venne ucciso a Riale Carlo Poli, elettrauto. Fratello di Roberto e co-fondatore della banda, nel 1987. Si apre un nuovo capitolo, quello della coca spacciata nelle case di appuntamento. La manovra fu interpretata dai criminali come un tentativo di registrare i numeri di targa e pertanto essi decisero di liquidare i carabinieri. Il 20 giugno 2018, il suo avvocato, Milena Micele, ha presentato in udienza la documentazione a favore della libertà, che comprende le relazioni sul suo lavoro svolto fuori e dentro il carcere con la cooperativa Giotto. TRIESTEColombiana, 50 anni, con alle spalle una condanna per traffico di cocaina, moglie dal 30 ottobre dello scorso anno di Fabio Savi, il «lungo» della Uno bianca. Nell'ottobre del 2014, chiese di poter usufruire a posteriori del rito abbreviato, che avrebbe tramutato l'ergastolo in trenta anni di carcere[55]. La donna, ufficialmente residente in Veneto, avrebbe frequentato in passato proprio a Trieste alcuni degli appartamenti che l'altra notte sono stati perquisiti dai poliziotti: via Corti 1, via San Giovanni Bosco 30, via Baiamonti 21 e via Bonomea 68/2. A questa operazione partecipò l'ispettore Baglioni, colui che nel 1994 con le proprie indagini avrebbe consentito di scoprire l'identità dei componenti della banda. I poliziotti della squadra mobile di Udine e Pordenone e della Sezione criminalità organizzata di Trieste, l'hanno trovata l'altra notte in un appartamento di Pordenone, in via Volt de Querini 6, nell'ambito di una perquisizione riferita a un'altra persona coinvolta nell'operazione «Camiseta».Pur non essendo indagata, è chiaro che gli investigatori stanno cercando di capire quale sia stato il ruolo di Maria Cecilia Mejia Restepo, sia in questa ma anche in altre indagini riguardanti soprattutto il traffico di droga dal Sudamerica e la prostituzione in Friuli Venezia Giulia.Ieri mattina è arrivata indirettamente la conferma. Nei servizi “finti” prese pure bastonate vere. Roberto Savi possedeva una collezione di armi, regolarmente registrate, fra cui due Beretta AR 70[47], calibro .223 Remington, versione civile del fucile d'assalto Beretta AR70 calibro 5,56mmx45. Patteggiò tre anni e otto mesi in carcere, ed è attualmente un uomo libero, destituito dalla Polizia di Stato[63]. [46][64][65] Il pool, inizialmente non riuscì ad ottenere molto, solo la ricostruzione di un identikit di un bandito, registrato a volto scoperto durante la rapina in banca del 3 marzo 1994. Alla presentazione erano presenti anche qualche giudice dei processi e tra il pubblico anche Rosanna Zecchi la moglie di Primo che fu ucciso da Fabio Savi dopo una rapina in tabaccheria il 4 ottobre del 1990. ancora indizi verso la "Uno bianca", TROPPE SPIETATE ANALOGIE A BOLOGNA TORNA L'INCUBO DELLA 'UNO BIANCA', la banda della Uno bianca torna a colpire: ucciso un bancario, Uno bianca, Roberto Savi chiede la grazia, Uno Bianca: Savi in sciopero della fame, "la mia famiglia non deve pagare", Uno Bianca, Fabio Savi chiede lo sconto di pena, Uno Bianca, niente sconto di pena per Fabio Savi, Uno Bianca: Alberto Savi chiede perdono - Top News - ANSA.it, Resoconto stenografico della seduta n. 165 Legislatura 14º del 07/05/2002 della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, «Iniziò per scherzo, finì con 24 delitti», MIRRI GRAZIANO di Cesena (ucciso dai banditi della UNO BIANCA) cronache tg, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Banda_della_Uno_bianca&oldid=120417494#Fabio_Savi, Errori del modulo citazione - citazioni con URL nudi, Errori del modulo citazione - date non combacianti, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo.
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